Perché?

Perché questo blog?
Per chi ama ancora la galassia Gutenberg?
Per chi ha paura dell'invasività della tecnica disumanizzante?
Per chi ritiene indispensabile ancora la cultura umanistica?

Affinché la tecnica sia davvero mezzo e non fine

giovedì 11 giugno 2009

"Inventari Apocrifi" di Giuseppe Vetromile a Sant'Anastasia (NA)

.
Inventari Apocrifi” questo il titolo del nuovo libro di Giuseppe Vetromile edito da Bastogi (Foggia), in libreria al prezzo di 8 euro. Sarà presentato venerdì 19 giugno a Sant' Anastasia nella sala del circolo IncontrArci alle ore 18,00. La conduzione e la recitazione saranno curate da Amalia Vetromile mentre i relatori saranno Enzo Rega e Raffaele Urraro
*

Il verso di Giuseppe Vetromile si tende sempre più, fino a lacerarsi, per accogliere, raccogliere quanto più possibile della ridondanza del mondo che il poeta continua a investigare, a interrogare intrecciando la propria esistenza con quella della realtà che lo circonda e, in uno slancio disperatamente panico, dell’universo stesso. Qui come nelle altre raccolte lo vediamo muoversi fra il “grigio condominiale”, “il popolo dei supermercati” e “la leccornia appena vista alla tivvù”, nell’habitat proprio del “beneamato consumatore”. Ma, rispetto alle raccolte precedenti, l’atmosfera sembra diventare più rarefatta, nello sforzo di cogliere l’essenza, l’universale nel concreto, aprendosi ad atmosfere metafisiche alla Dalì: il “silenzio degli orologi deglutisce pure la luna / e i sogni reinventano antiche nenie sprimacciate”. La nausea per questo mondo spinge a veder sollevarsi il sole da un parco cementificato e a cercare nella fine il nuovo inizio, chiedendosi: “Ma come puoi tu rinascere da questo groviglio di rumori”? La domanda rimane aperta, né la parola può dare risposte definitive (“Non chiedermi dunque significanti”, scrive Vetromile aggiornando semiologicamente l’esclamazione montaliana), né tantomeno modificare la realtà (“ma nessuna mia voce àltera / le pietre del pianeta”). Né il nostro approdo appare garantito: su Dio, e sul nostro andare verso di lui, grava un “immane dubbio”. Qui e ora, comunque, dice il poeta alla persona cui costantemente si rivolge, tocca giocare i propri destini in una concentrazione nell’attimo dell’universo intero. Di fronte al grigiore d’asfalto e cemento che ci circonda si riapre la speranza d’una rinnovata natura: “Gusterai il dolce del sole sulle labbra arse / e l’amaro della luna sulla pelle bianca / e sentirai l’odore dell’amore”. Questo, per un “di/sperato bene”. E anche la scrittura non si rassegna al codice ristretto della chiacchiera quotidiana, ma si arrampica sul ventaglio aperto delle possibilità date o ne conia altre, in un furore linguistico “tuttofago”.
Enzo Rega


1 commento:

大腸麵線Cherry ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.